sabato 21 dicembre 2013

Avviato il recupero del palischermo di piazza S. Papino



Prosegue l’intervento di ordinaria manutenzione al palischermo S. Tommaso di piazza S. Papino, preziosa testimonianza della millenaria tradizione tonnaròta della nostra Milazzo. Dopo la ricucitura della protezione metallica, che sino alla scorsa settimana presentava ampi squarci tali da consentire l’accesso indisturbato di personale non autorizzato (si è purtroppo registrata qualche azione vandalica), sabato 20 dicembre, per iniziativa dello scrivente e di Vittorio Cernuto dell’associazione Tono Solemare, in collaborazione con l’assessorato comunale al Turismo, è stato avviato un primo massiccio intervento di pulizia, procedendo alla rimozione di erbacce e rifiuti d’ogni genere che avvolgevano madieri e staminali, nascondendo un’ampia sezione dello scafo. Ma soprattutto è stata avviata la rimozione del terriccio proveniente dalla vicina aiuola e trasportato dall’acqua piovana sin sotto lo scafo, terriccio che inumidisce le porzioni di scafo a contatto con la pavimentazione (perlopiù due tre fili di tavole del fasciame) accelerando la decomposizione della porzione inferiore dell’antica imbarcazione impiegata sino ai primi anni Sessanta alla Tonnara del Tono.

L’intervento di pulizia proseguirà nelle prossime settimane, culminando  con l’apposizione di un’efficace cartellonistica turistica bilingue e con la collocazione lungo lo scafo - previo nulla-osta della Sovrintendenza di Messina - di alcuni piccoli pannelli in acciaio inox (preparati da Vittorio Cernuto) che indicheranno a scolaresche e turisti i singoli componenti dell’imbarcazione.

Contestualmente si sta provvedendo a coinvolgere enti pubblici e sponsor privati al fine di mettere in sicurezza lo scafo, rialzando la fiancata collassata e scongiurando in futuro ulteriori cedimenti. A tal proposito un noto cantiere navale del comprensorio sta redigendo un preventivo di spesa. L’auspicio è che si possa in tempi brevi restituire al palischermo – il quale, non dimentichiamolo, è un bene sottoposto a vincolo etnoantropologico - la dignità ed il decoro che merita, facendolo entrare a pieno titolo nel circuito di visita dei beni culturali cittadini.




 Di seguito le foto prima e dopo l'intervento di pulizia






 prima 
dopo





  prima 
dopo
 






venerdì 13 dicembre 2013

Recuperare il barcone di S. Papino non è utopia


Il San Tommaso, il palascàrmo di piazza S. Papino, ci piace immaginarlo in piena efficienza, in occasione del calato della Tonnara del Tono, ossia quando ci si apprestava ad immergere nel mare di Ponente il complesso ed intricato sistema di reti che avrebbe dovuto catturare i tonni. Oggi viene additato dalla stragrande maggioranza come un bene inutile, qualcosa di irrimediabilmente perduto, un ammasso di legna da ardere frutto dell’inerzia di amministrazioni incapaci di valorizzarlo adeguatamente. Un modo di pesare alquanto banale e superficiale, assurdo, dal quale occorre prendere le distanze.

Il S. Tommaso è già in quanto tale un’attrattiva di tutto rispetto, altro che legna da ardere! E’ e dovrà rimanere una reliquia, una preziosa testimonianza dell’opera dei nostri valenti maestri d’ascia, Giovanni Vitale che lo costruì alle soglie del Novecento e Francesco Salmeri che lo ristrutturò nel 1937. E’ e dovrà rimanere un suggestivo reperto dell’affascinante e cruento rito della mattanza, visto che dal suo “stiràtu”, dal corridoio posto lungo una delle sue due fiancate, le nerborute braccia dei tonnaròti issavano all’unisono le fitte maglie della “camera della morte” piena zeppa di tonni imbizzarriti come cavalli.

Il S. Tommaso con la fiancata già collassata 
prima della collocazione della copertura metallica

Il S. Tommaso non tornerà mai più in mare. Dai sostenitori della sua distruzione si dimentica che il bene sul quale si sta disquisendo è un’imbarcazione dismessa, un natante-reliquia che non dovrà mai più tornare a navigare. Da qui l’esigenza di mantenerlo in vita in modo semplicemente dignitoso, prescindendo da un inutile e dispendioso restauro che non servirebbe a nulla, se non a dilapidare fondi pubblici peraltro di difficile reperimento in un momento di crisi qual è quello attuale.

Il S. Tommaso non è così devastato come si vorrebbe far credere. Malgrado i limiti e la penuria di attenzioni delle ultime amministrazioni comunali, l’imbarcazione si trova comunque in condizioni di gran lunga migliori rispetto a quelle dei palischermi delle altre tonnare messinesi, peraltro anch’essi sottoposti – così come il S. Tommaso - al vincolo di tutela da parte della Sovrintendenza di Messina. Avete visto in che condizioni giace il S. Rita, l’unica imbarcazione sopravvissuta della Tonnara di S. Giorgio a Gioiosa Marea? O quelle in cui giacciono i due palischermi non restaurati della Tonnara di Oliveri? Al loro confronto il palascàrmo di Milazzo sembra un natante appena costruito! Tutto merito della copertura che l’Amministrazione comunale pro-tempore fece realizzare intorno al 2004, copertura che ha rallentato notevolmente la decomposizione delle strutture lignee.

Al S. Tommaso occorrono semplicemente più attenzioni di quelle che sino ad oggi non gli sono state dedicate. Dalla pulizia periodica che è sempre mancata, col risultato di osservare gli antichi madieri e staminali avvolti da erbacce e rifiuti d’ogni genere. Dall’illuminazione inesistente, che di notte renderebbe ben visibili le sue suggestioni. Dall’assenza di cartellonistica turistica bilingue, che lo rende anonimo agli occhi dei visitatori, soprattutto in estate quando la vicina spiaggia si popola di turisti. E’ per questo che prossimamente lo scrivente avvierà, in collaborazione con l’assessorato al Turismo e con l’amico Vittorio Cernuto dell’associazione Tono Solemare, un modesto ma significativo intervento di pulizia volto a restituire dignità a questa significativa testimonianza del nostro passato marinaro.

Al S. Tommaso occorrerebbe un intervento di semplice messa in sicurezza. Non un restauro, ma semplice messa in sicurezza. Basterebbe sollevare la fiancata laterale dello scafo collassata già prima che fosse collocata la recinzione metallica. Basterebbe adagiare, previo sollevamento con una serie di paranchi a mano disposti in batteria o con qualche muletto, la fiancata collassata su sostegni in carpenteria metallica (analoghi a quelli in cemento esistenti sotto l’altra fiancata), in modo tale da restituire allo scafo la forma originaria. Ricostruendo inoltre i bagli di prua ed il superiore ponte di prua ed aggiungendo i banchi mancanti e lo “stirato”, i quali potrebbero essere, piuttosto che ricostruiti, appena accennati anche con semplici tavole di compensato marino allo scopo di restituire i volumi originari delle singole sezioni dello scafo. Infine, sostituendo la copertura metallica ormai scotta ed arrugginita, dotandola – ma solo nella porzione poppiera dell’imbarcazione - di pannelli vitrei che salvaguardino meglio dell’attuale rete metallica il S. Tommaso dalle intemperie e dalla furia di Ponente.

Alla luce delle recentissime offerte di collaborazione manifestate all’assessorato comunale al turismo tanto dall’Istituto Nautico di Messina, quanto dalla sez. etnoantropologica della Sovrintendenza, la rinascita del S. Tommaso potrebbe concretizzarsi in tempi ragionevoli. Speriamo bene.

domenica 1 dicembre 2013

Il nuovo museo di Milazzo: riflessioni e ringraziamenti



Sono bastati appena 3 mesi per trasformare un triste monumento al degrado in un vivace spazio espositivo. Appena 1.200 euro e tanto olio di gomito: questa la ricetta per soddisfare il mio ostinato desiderio di uno spazio museale etnoantropologico che sino ad oggi mancava a Milazzo. Sarà inaugurato il prossimo 8 dicembre.



In verità in città gli spazi museali che mancano all’appello sono ancora tanti. Se si eccettuano l’Antiquarium archeologico – unico spazio che ha tutte le carte in regola per definirsi “museale” - e le timide esposizioni permanenti allestite, rispettivamente, dall’associazione Tono Solemare in piazza Caio Duilio (Museo del Mare e delle Tonnare), dalla Casa Vinicola Grasso in c.da Albero (Museo Enologico) e dalla Società Milazzese di Storia Patria nella Sacrestia del Duomo antico (esposizione reperti rinvenuti entro il Castello), si può ben dire che Milazzo, in materia di musei, è ancora all’anno zero.



La sala degli utensili del cantiere Providenti e l'ingresso del Carcere Femminile sino a tre mesi fa (foto tratta dal blog del dott. Benedetto Roselli)






Ad offrire lo spunto è stata una favorevole coincidenza. Da un lato la disponibilità offerta (dopo anni di ostinati tentativi da parte dello scrivente e dell’amico Girolamo Fuduli) dagli eredi dei F.lli Providenti, ultima generazione di una gloriosa stirpe di costruttori di barche milazzesi, a mettere a disposizione in comodato la ricca collezione di utensili, fotografie e documenti sulla cantieristica locale risalenti perlopiù al periodo compreso tra gli anni Venti e Quaranta del Novecento. Dall’altro la contestuale iniziativa dell’assessore alla Cultura prof. Dario Russo, che, nell’intento di restituire alla pubblica fruizione l’ex Carcere Femminile, mi ha contattato per sapere se fossi stato disponibile a dare una mano in quest’opera di salvataggio di un bene di proprietà comunale, che dal 2009 era diventato un vergognoso simbolo del degrado. Nelle intenzioni dell’assessore anche l’istituzione di un punto informativo su ville e masserie del Capo e della Piana e chiese cittadine.



La mia risposta non poteva che essere affermativa, visto che tra l’altro da anni facevo la corte all’Amministrazione comunale nella speranza di ottenere un locale nella Piana in cui esporre i reperti della nostra civiltà contadina. Mi attraeva poi, oltre all’esigenza di salvaguardare centinaia di migliaia di euro gettati alle ortiche (tale il valore del Carcere Femminile), l’idea caldeggiata dal prof. Russo di destinare una saletta dello stesso Carcere Femminile alle riunioni di tutte le associazioni culturali cittadine, un’idea geniale in una Milazzo in cui da sempre sono mancati spazi aggregativi.



E’ così che è nato lo spazio espositivo “Memorie di Terra e di Mare”, un itinerario perlopiù entoantropologico – occupa il 60% dei rinati locali di proprietà comunale - in cui il nobile mestiere dei maestri d’ascia si affianca e s’interseca all’affascinante mondo delle tonnare cittadine (e non solo) ed alle testimonianze entoantropologiche della civiltà contadina della Piana. Il tutto arricchito da una decina di filmati, montati con pazienza dallo scrivente, che scorrono in loop continuo in due modernissime TV a schermo piatto donate dal dott. Mimmo Sapienza, presidente dell’Associazione Tono Solemare, e dall’on. Tommaso Currò, ai quali non finirò mai di indirizzare affettuosi ringraziamenti per aver risposto generosamente e senza indugio alla mia richiesta (alquanto sfacciata in verità) di contributi economici.



Uno spazio espositivo etnoantropologico che potrebbe assumere finalmente le fattezze di quella chimera denominata “Museo del Mare e delle Tonnare”, tanto declamata dalle Amministrazioni comunali che si sono succedute dagli anni Ottanta, ma mai messa in atto. Se, infatti, come spero e mi auguro, l’associazione Tono Solemare accetterà l’invito dell’assessore Russo (lui sì che riesce a vedere molto lontano) a trasferire la propria esposizione da piazza Caio Duilio al Carcere Femminile, Milazzo avrà finalmente un museo marinaro di tutto rispetto. Museo che un domani non potrà che avere come sede ideale le sale dell’Asilo Calcagno a Vaccarella.



Dal 2 settembre (giorno in cui l’assessore Dario Russo – ben consapevole della mia impaziente voglia di fare e della mia sete esagerata di spazi espositivi - mi ha consegnato personalmente fin sotto casa le chiavi del Carcere Femminile) ad oggi sono trascorsi 3 mesi di duro e intenso lavoro. Improvvisatomi operaio, giorno dopo giorno (sabati e domeniche compresi) ho fatto di tutto, spesso in assoluta solitudine: dalla pulizia delle vetrine, praticamente distrutte dalle muffe, al trasporto con tanto di camion ed alla pulizia dei singoli reperti, dall’allestimento di pannelli e vetrine alla noiosissima preparazione dell’apparato didascalico ed al – non meno fastidioso – montaggio dei filmati, ivi compresi quelli incentrati – per mantener fede agli impegni assunti con l’assessore – sull’itinerario lungo le ville e le masserie della Piana e sull’itinerario naturalistico lungo i sentieri della Baronia (in visione nella saletta allestita dall’associazione “Il Promontorio”). Risultato, l’allestimento di oltre il 60% degli spazi espositivi. Unici aiuti preziosi quelli di Girolamo Fuduli, con cui ho praticamente condiviso gran parte del percorso, di Enzo Giuffrè, che fedelmente mi ha affiancato anche in quest’ultima fatica, di Ciccio Currò (senza le sue mani d’oro non avrei saputo come fare a districarmi tra impianti elettrici, piantumazione di esterni, cancellate, etc.) e di Vittorio Cernuto, dell’Associazione Tono Solemare, sodalizio che per il Carcere Femminile, pur non avendo alcun beneficio, ha fatto molto di più di qualche altra associazione beneficiaria del protocollo d’intesa siglato col Comune per la concessione in comodato dei locali. A Vittorio debbo, tra l’altro, la creazione degli eleganti pannelli che espongono con perizia certosina gli antichi utensili dei Providenti ed alcuni pratici supporti in ferro battuto.



Un ringraziamento affettuoso desidero inoltre esprimere al giudice Franco Providenti, per aver messo a disposizione di noi milazzesi i meravigliosi utensili del cantiere nautico del nonno e degli zii, alla dott.ssa Elvira D’Amico, per la preziosissima collaborazione non solo culturale, all’anziano maestro d’ascia Gianni Chillemi, per avermi trasmesso il fascino della sua nobile arte aiutandomi nella catalogazione dei singoli reperti, a Renzo Neri ed Erminio Caragliano, per avermi “regalato” quattro bellissimi modellini d’imbarcazioni, alla prof. Gabriella Mondardini dell’Università di Sassari, per le preziose nozioni in materia di garbi, all’amico Vittorio Lopes, per aver messo a mia disposizione reperti della Tonnara del Tono che senza il suo apporto sarebbero andati irrimediabilmente perduti, al prof. Giuseppe Alibrandi, che da S. Giorgio di Gioiosa Marea ha fornito preziose informazioni ai fini della catalogazione del barcareccio di quella tonnara, alla dott.ssa Elvira Resta, per aver esaudito il mio desiderio di eleganti pannelli – addirittura bilingue – sulle antiche pavimentazioni delle dimore non solo gentilizie,  a Francesco Romagnolo, per aver accolto il mio invito a illuminare la saletta dedicata al Capo con le sue meravigliose riprese aeree, ed ancora ai dottori Girolamo Bambara, Pinuccio Bucca, Mimmo Le Donne ed alle dott.sse Mafalda Cambria ed Elvira Resta per i reperti contadini, all’editore Antonio Lombardo per la sponsorizzazione delle gigantografie fotografiche, al giudice Rocco Sisci per l’imponente apparato fotografico sulle barche di tonnara del Messinese, alle associazioni “SiciliAntica” e “Il Promontorio”, al geom. Ciccio Trimboli, al dott. Francesco La Spada, all’arch. Giuseppe Giuttari, al dott. Stefano Trimboli, al dott. Giovanni Mangano, al rag. Mimmo Attardi, all’arch. Santì La Rosa, al dott. Rino Piccione e ancora a Rosa Maiorana,  Graziella La Malfa, Mimma, Vincenzo e Giuseppe Cambria, Bartolo Giorgini, Ciccio Gitto, Leandro Lopes, Carmelo Fulco, Pietro Caravello ed a tutti quegli altri amici (i cui nominativi fanno bella mostra in un pannello dell’esposizione), i quali hanno voluto premiare il mio impegno con grandi e piccoli contributi economici e non solo, significativi attestati di stima alla mia persona.



Ma il ringraziamento più grande desidero esprimerlo al sindaco Pino ed all’assessore Dario Russo per aver finalmente accolto la mia richiesta di locali da adibire a esposizioni museali a disposizione di tutti, turisti e Milazzesi, salvando nel contempo collezioni di reperti che rischierebbero altrimenti di andare perdute. Una disponibilità, la loro, che ha consentito a me ed a qualche amico di recuperare da un vergognoso degrado che lo stava distruggendo uno dei beni culturali più suggestivi della città.

Di seguito i link dei miei filmati e qualche foto del nuovo spazio museale in corso di allestimento


 LA COSTRUZIONE DELLE BARCHE NEL CANTIERE PROVIDENTI 




 


 LA COSTRUZIONE DELLE BARCHE NEL CANTIERE PROVIDENTI 




 





 LA COSTRUZIONE DELLE BARCHE NEL CANTIERE PROVIDENTI 









LA CIVILTA' CONTADINA DELLA PIANA






I reperti contadini

 


giovedì 22 agosto 2013

Quella cunetta ancora perfettamente funzionante





Una banalissima ma affascinante opera idraulica sulle alture del bastione di S. Maria. Ancora perfettamente funzionante sebbene realizzata centinaia di anni fa. E’ la lunga cunetta che consente il convogliamento delle acque pluviali sino alla cisterna posta in prossimità della cinquecentesca fonderia della Cinta Spagnola. Realizzata in lieve pendenza, la cunetta convoglia le acque delle pozzanghere che si formano sulle alture del bastione, accanto al gazebo recentemente ripristinato a qualche metro dal soffitto dell’antica matrice di S. Maria, da cui trae origine la denominazione dello stesso bastione. Svolge egregiamente la sua funzione, dirottando le acque pluviali per circa 20 metri sino alla cisterna suddetta, che a sua volta alimentava in passato la fontana del Cinquecento, visibile ancor oggi nel limitrofo locale della fonderia con tanto di sottostante tombino in pietra da taglio e tubicino bronzeo da cui sgorgava l’acqua.



Rimane soltanto una curiosità: ma quell’acqua che prelevavano i nostri antenati dalla fontana posta dirimpetto la fonderia era inodore, insapore e soprattutto batteriologicamente pura? Visto che sulle alture del bastione si spargevano inevitabilmente le polveri da sparo delle artiglierie, unitamente alle urine ed alle feci dei buoi che trasportavano i cannoni, stentiamo a crederlo.




La fontana del Cinquecento vista dall'alto col sottostante tombino quadrato (foto C. Dublo).

lunedì 12 agosto 2013

Castello, idee e buoni propositi


Accontentiamoci. E’ quanto mi permetto di suggerire a chi, malgrado i passi in avanti, mette in evidenza alcune lacune nella gestione del nostro Castello, dalla carenza di segnaletica turistica davanti ai singoli edifici storici alla persistente inaccessibilità delle porzioni più suggestive della cittadella fortificata (bastioni delle Isole e di S. Maria, rivellino di S. Giovanni e terrazze panoramiche del Mastio). Non si può chiedere di più ad un’Amministrazione che giorno dopo giorno è costretta a districarsi tra i magrissimi capitoli di spesa di un bilancio dissestato o, peggio ancora, a rapportarsi con risorse umane ben lontane dagli standard produttivi e qualitativi tipici dell’imprenditoria privata. In altri tempi chi scrive non ha mancato di indirizzare critiche anche severe – comunque pur sempre propositive - a chi attualmente gestisce il più importante bene culturale della città. Ma oggi, sinceramente, riesce alquanto difficile criticare un assessore, Dario Russo, il quale, oltre a rinunciare a parte della propria indennità investendola nell’acquisto di un pianoforte che allieterà d’ora in avanti le serate musicali al Castello ed al Trifiletti, si alterna con abnegazione nelle improbabili vesti ora di operaio, ora di tecnico, manovale ed autista. Lo vedi intento a riparare una finestra guasta delle antiche prigioni, ad innaffiare piantine e fioriere davanti al portale svevo o a tentare di risolvere un guasto all’ascensore del Mastio. Lo incontri mentre con l’auto del Comune abbozza un improvvisato servizio navetta facendo la spola tra l’ingresso della cittadella e la cortina muraria di epoca sveva per accompagnare qualche concittadino o turista con evidenti difficoltà motorie.

Certo, è impresa ardua convincere il cittadino contribuente, soprattutto quando evidenzia la latitanza del numeroso personale (retribuito) al servizio di un ente, che comunque dovrebbe garantire senza indugio questi ed altri adempimenti. Ciò nonostante, anche allo scopo di migliorare gli standard del servizio offerto ai visitatori, mi permetto di proporre alcuni suggerimenti, raccogliendo anche le segnalazioni di quanti in questi giorni hanno frequentato il nostro Castello. Non senza offrire il mio personale contributo a titolo, come sempre, di puro volontariato gratuito.


 Il panorama che si gusta dalle terrazze del Mastio, ancora off-limits.

1) I turisti che entrano nel Castello, sei giorni su sette privi di qualsivoglia guida turistica, vengono di fatto abbandonati a se stessi in un circuito di visita che non offre uno straccio di cartellonistica turistica, eccezion fatta per l’area degli scavi archeologici. Si potrebbe ovviare a questi inconvenienti con un’efficace cartellonistica disseminata in prossimità dei singoli edifici: chi scrive si impegnerebbe a redigere i testi in lingua italiana e anche ad accompagnare i visitatori lungo il percorso, in giorni della settimana prestabiliti, in una sorta di “passeggiata culturale”, il cui ticket potrebbe essere incassato dal Comune per finanziare le spese di giardinaggio e di pulizia dei servizi igienici. Per potenziare il servizio d’informazioni all’utenza sarebbe necessario, sin da subito, trasferire lo schermo tattile (touch screen) allestito dalla Sovrintendenza per illustrare l’architettura e la storia dei singoli edifici della cittadella fortificata. Schermo tattile, che, per quanto sia impreciso in talune videate, si presenta comunque come un efficace strumento d’informazioni (peraltro redatto in quattro lingue) da troppo tempo, ahimè, dimenticato in un angolo poco visibile del Monastero delle Benedettine (addirittura spesso tenuto anche spento). Ebbene, sarebbe opportuno trasferirlo in luogo molto più frequentato e visibile: all’ingresso del circuito di visita, per esempio nel bastione di S. Maria o entro l’arcata posta alla sinistra del portale centrale del Duomo antico.

2) Risultano ancora inspiegabilmente inaccessibili, malgrado soggetti a recenti lavori di manutenzioni straordinarie, i bastioni delle Isole e di S. Maria, il rivellino di S. Giovanni e le terrazze panoramiche con vista mozzafiato del Mastio, che rappresentano i luoghi più suggestivi dell’intera cittadella fortificata. Pare che il motivo sia, almeno nel bastione di S. Maria, la mancanza di pulizie. Ebbene, anche in questo caso lo scrivente è disponibile ad intervenire in prima persona per renderli più decorosi pur di restituirli al più presto alla pubblica fruizione.

  I fucili con baionetta "dimenticati" tra gli scaffali della Biblioteca Comunale

3) In Biblioteca languono sepolti dalla polvere antichi fucili con baionetta, databili alla metà dell’Ottocento. Ebbene, piuttosto che abbandonarli tra i polverosi scaffali librari, peraltro inaccessibili al pubblico, sarebbe opportuno esporli in una delle tante sale spoglie del Mastio, sala che si potrebbe così denominare "armeria". Uno di essi potrebbe inoltre essere offerto - previo pagamento di un ticket di un euro - ai visitatori per una foto ricordo sulle panoramiche postazioni per fucileria poste sulle alture della cinta aragonese. Un modo simpatico per far ricordare ai turisti il ns. Castello e soprattutto un espediente per incassare - in tempi di dissesto e penuria per le casse comunali - tanti bei soldini che alla fine dell'anno potrebbero essere destinati a finanziare, come sopra, le spese di giardinaggio e quelle di pulizia dei servizi igienici all'interno della cittadella fortificata.

 Ancora off-limits anche il rivellino di S. Giovanni.

venerdì 21 giugno 2013

Milazzo turistica: qualche passetto in avanti. L'esempio di Pasquale Saltalamacchia.




«Excuse me, where is Ritrovo Diana?»  La domanda è quella di due turisti stranieri che ieri sera intorno alle 21,10 si sono avvicinati al nuovo punto informativo Proloco per chiedere informazioni. E la risposta professionale e cordiale di Pasquale Saltalamacchia non si è fatta attendere. Così cordiale che, se non fosse rimasto da solo al punto informativo, li avrebbe persino accompagnati a destinazione. Impensabile fino ad appena poco tempo fa, quando abbandonare a sé stessi i turisti era la regola. Quando le esigenze dell’utenza si scontravano inevitabilmente con gli orari esclusivamente diurni dell’unico punto informativo istituzionale, quello allestito in piazza Caio Duilio.

Non è l’unica nota positiva del nuovo punto informativo della Proloco, che proprio in questi giorni ha meritoriamente lanciato il servizio di visita della città con un simpatico trenino (“metrò tour”), il quale con prezzi accessibili (8 euro, ridotti a 5 per bambini tra i 5 e i 10 anni, con totale esenzione per disabili e bimbi sino a 4 anni) consente di osservare gli angoli più suggestivi (Vaccarella, Baia di S. Antonio e Castello) in appena un’ora e mezza. Il servizio peraltro prevede prezzi ancor più accessibili per i residenti (5 euro, con riduzione ad appena € 2,50 per i piccoli milazzesi tra i 5 e i 10 anni).


Certo le difficoltà non mancano, far quadrare i conti – soprattutto in questi tempi di crisi e di penuria di sponsorizzazioni – non è semplice per un’associazione che punta soprattutto sul volontariato. Ma non mancano nemmeno le risorse, la professionalità e l’entusiasmo. E Pasquale Saltalamacchia ne è la prova più evidente. E’ lui che, in questi ultimi giorni, sostituendosi ad uffici ed enti preposti, ha corso freneticamente in lungo e in largo per sollecitare l’AST a fornire in anticipo i nuovi orari estivi degli autobus al fine di pubblicizzarli adeguatamente a turisti e residenti. La pubblicizzazione delle tabelle orarie manca ormai all’appello da diversi anni; i pannelli affissi tanto al terminal del Porto quanto alla stazione ferroviaria presentano ancora orari di qualche anno fa o addirittura non li riportano affatto. Le conseguenze sono note a tutti: turisti diretti ai camping del Capo che aspettano invano l’autobus alla stazione o in prossimità del terminal degli aliscafi, costretti poi a ricorrere al taxi o ad elemosinare un passaggio o addirittura a marciare pazientemente sino alla destinazione prefissata; articoli apparsi periodicamente sulla Gazzetta del Sud che denunciano questo o quel disservizio dei bus cittadini; le puntuali lamentele dei cittadini e l’inerzia delle amministrazioni comunali che in questi ultimi anni dell’AST si sono interessate poco o niente. Tutto questo per Pasquale non era più tollerabile. Da qui l’apprezzabilissima iniziativa di pubblicizzare gli orari nella porta a vetri del nuovo punto informativo del porto, in modo tale da renderli accessibili ai turisti anche negli orari di chiusura del punto informativo medesimo, e – per il secondo anno consecutivo – l’affissione degli stessi orari nell’altro punto informativo, quello comunale presso la stazione FS, dove il turista viene periodicamente informato anche relativamente a spettacoli ed eventi, nonché ad orari di aliscafi e navi, minicrocere per le Eolie, autobus in partenza per Messina e per Catania-aeroporto.

 A sinistra, Pasquale Saltalamacchia

Tutto questo grazie alla Proloco, ma – sarebbe un grave errore nasconderlo – anche e soprattutto grazie al volontariato infaticabile di Pasquale Saltalamacchia: un impegno che scaturisce da un notevole amore per Milazzo, come peraltro tradiscono quei meravigliosi affreschi che sono i suoi scatti fotografici degli angoli più suggestivi della città, da lui stesso postati nella pagina Facebook della Proloco.

Ci sia consentito solo qualche suggerimento agli amici del sodalizio turistico: l’installazione di un impianto di climatizzazione, visto che la nuova sede del porto è un forno, dunque poco accogliente, sebbene dotata di arredamento essenziale ma efficace; una bacheca esterna dotata di copertura vitrea (l’opacità della porta a vetri del punto informativo di Molo Marullo ostacola la imprescindibile consultabilità di tabelle orarie AST e avvisi vari); una professionalità adeguata, soprattutto in termini di cortesia e approccio,  da parte del personale affiancato dal Comune alla Proloco: prendano esempio da Pasquale.
Un ultimo suggerimento infine al Comune: ridurre 5 corse giornaliere feriali dell'AST (in totale 30 corse a settimana) al fine di ripristinarne almeno 5 nei giorni festivi. Le corse in meno dal lunedì al sabato consentirebbero di finanziare gli straordinari festivi degli autisti. E’ intollerabile che la domenica si lascino a piedi i turisti diretti ai camping del Capo. Basta una telefonata a Palermo, signor sindaco…

sabato 1 giugno 2013

Giù le mani dagli eucalipti di Vaccarella!

Ho sempre sostenuto gli amici pescatori della “Nino Salmeri” di Vaccarella. Anche nei momenti per loro più bui, come quando scrissi al comandante della Guardia Costiera per avere rassicurazioni all’indomani dell’alluvione del 22 novembre 2011. Fu proprio in seguito a quella mia missiva che il comandante Coke riferì che ben 5 sugli 11 dei campionamenti prelevati nel loro mare risultavano «caratterizzati dalla presenza, in percentuali diverse, di sostanze di origine idrocarburica». Ho condiviso e sostenuto in prima persona le loro battaglie sacrosante, come l’ultima, quella dell’ottobre scorso avverso un provvedimento che avrebbe messo al bando le “rizze” depositate sulla spiaggia, creando agli stessi pescatori non pochi disagi e compromettendo l’immagine consolidata ed il folklore di questo pittoresco angolo di Milazzo. Ho cercato anche, proprio nell’ottica di tutelare le loro secolari tradizioni marinare, di tracciarne un profilo storico, dipingendoli in una sorta di affresco capace di affiancare alle loro fatiche quelle dei pescatori d’una volta. Ne è uscito fuori un nuovo libro, la cui proprietà letteraria è stata da me donata all’editore Lombardo, senza dunque pretendere in cambio un solo centesimo, ennesimo - ma doveroso  - omaggio a questa mia amata Città, che meriterebbe molto, molto di più.

Non posso però condividere l’ultima loro presa di posizione, diffusa questa mattina dalla Gazzetta del Sud. La proposta cioè di estirpare ogni fusto di eucalyptus esistente a Vaccarella, sulla base dell’elencazione d’una serie di danni, invero descritti alquanto esageratamente. E che tali allarmismi siano non poco esagerati lo attestano chiaramente le foto da me scattate proprio questa mattina nel lungo tratto di spiaggia compreso tra la chiesa di S. Maria Maggiore e l’ex Asilo Infantile Calcagno. Nessuna di queste foto mostra danni, ancorché minimi, alla pavimentazione ed alla ringhiera eseguite dall’Amministrazione Italiano intorno al 2009, dunque ben 4 anni fa. Come non sembrano esserci inconvenienti d’altro tipo, se non l’ennesimo danno che verrebbe arrecato alla nostra Milazzo sottraendole ancora una volta un’ulteriore fetta di verde pubblico. Peraltro con quali fondi l’ente Comune attualmente dissestato dovrebbe far fronte al costosissimo taglio ed al non meno costoso trasporto di questi alberi e, soprattutto, all’acquisto ed alla collocazione delle nuove alberature proposte (palme Cocos identiche a quelle piantumate in Marina lungo gli esercizi commerciali)?

Se mi posso permettere un consiglio, rinuncino gli amici pescatori della “Nino Salmeri” a questa loro ardita pretesa e pensino piuttosto a mantenere pulito e decoroso il litorale ed a portare avanti  ben altre problematiche. Come quella, ad esempio, dell’apposizione del vincolo entoantropologico da parte della  Sovrintendenza per difendere le loro tradizioni ed il loro habitat dall’invadenza sempre più sfacciata dei porticcioli turistici. Inviai qualche anno fa con raccomandata una richiesta in tal senso alla Sovrintendenza, ma senza il supporto della popolazione locale e soprattutto degli stessi pescatori difficilmente potrà essere accolta.