Il San Tommaso, il palascàrmo di piazza S.
Papino, ci piace immaginarlo in piena efficienza, in occasione del calato della
Tonnara del Tono, ossia quando ci si apprestava ad immergere nel mare di
Ponente il complesso ed intricato sistema di reti che avrebbe dovuto catturare
i tonni. Oggi viene additato dalla
stragrande maggioranza come un bene inutile, qualcosa di irrimediabilmente
perduto, un ammasso di legna da ardere frutto dell’inerzia di amministrazioni
incapaci di valorizzarlo adeguatamente. Un modo di pesare alquanto banale e
superficiale, assurdo, dal quale occorre prendere le distanze.
Il S. Tommaso è già in quanto tale un’attrattiva di tutto rispetto,
altro che legna da ardere! E’ e dovrà rimanere una reliquia, una preziosa
testimonianza dell’opera dei nostri valenti maestri d’ascia, Giovanni Vitale
che lo costruì alle soglie del Novecento e Francesco Salmeri che lo ristrutturò
nel 1937. E’ e dovrà rimanere un suggestivo reperto dell’affascinante e cruento
rito della mattanza, visto che dal suo “stiràtu”, dal corridoio posto lungo una
delle sue due fiancate, le nerborute braccia dei tonnaròti issavano all’unisono
le fitte maglie della “camera della morte” piena zeppa di tonni imbizzarriti
come cavalli.
Il S. Tommaso non tornerà mai più in mare. Dai sostenitori della sua
distruzione si dimentica che il bene sul quale si sta disquisendo è
un’imbarcazione dismessa, un natante-reliquia che non dovrà mai più tornare a
navigare. Da qui l’esigenza di mantenerlo in vita in modo semplicemente dignitoso,
prescindendo da un inutile e dispendioso restauro che non servirebbe a nulla,
se non a dilapidare fondi pubblici peraltro di difficile reperimento in un
momento di crisi qual è quello attuale.
Il S. Tommaso non è così devastato come si vorrebbe far credere. Malgrado
i limiti e la penuria di attenzioni delle ultime amministrazioni comunali,
l’imbarcazione si trova comunque in condizioni di gran lunga migliori rispetto
a quelle dei palischermi delle altre tonnare messinesi, peraltro anch’essi
sottoposti – così come il S. Tommaso
- al vincolo di tutela da parte della Sovrintendenza di Messina. Avete visto in
che condizioni giace il S. Rita,
l’unica imbarcazione sopravvissuta della Tonnara di S. Giorgio a Gioiosa Marea?
O quelle in cui giacciono i due palischermi non restaurati della Tonnara di
Oliveri? Al loro confronto il palascàrmo
di Milazzo sembra un natante appena costruito! Tutto merito della copertura che
l’Amministrazione comunale pro-tempore fece realizzare intorno al 2004,
copertura che ha rallentato notevolmente la decomposizione delle strutture
lignee.
Al S. Tommaso occorrono semplicemente più attenzioni di quelle che
sino ad oggi non gli sono state dedicate. Dalla pulizia periodica che è sempre
mancata, col risultato di osservare gli antichi madieri e staminali avvolti da
erbacce e rifiuti d’ogni genere. Dall’illuminazione inesistente, che di notte
renderebbe ben visibili le sue suggestioni. Dall’assenza di cartellonistica
turistica bilingue, che lo rende anonimo agli occhi dei visitatori, soprattutto
in estate quando la vicina spiaggia si popola di turisti. E’ per questo che
prossimamente lo scrivente avvierà, in collaborazione con l’assessorato al
Turismo e con l’amico Vittorio Cernuto dell’associazione Tono Solemare, un
modesto ma significativo intervento di pulizia volto a restituire dignità a
questa significativa testimonianza del nostro passato marinaro.
Al S. Tommaso occorrerebbe un intervento di semplice messa in
sicurezza. Non un restauro, ma semplice messa in sicurezza. Basterebbe
sollevare la fiancata laterale dello scafo collassata già prima che fosse
collocata la recinzione metallica. Basterebbe adagiare, previo sollevamento con
una serie di paranchi a mano disposti in batteria o con qualche muletto, la fiancata
collassata su sostegni in carpenteria metallica (analoghi a quelli in cemento
esistenti sotto l’altra fiancata), in modo tale da restituire allo scafo la
forma originaria. Ricostruendo inoltre i bagli di prua ed il superiore ponte di
prua ed aggiungendo i banchi mancanti e lo “stirato”, i quali potrebbero
essere, piuttosto che ricostruiti, appena accennati anche con semplici tavole
di compensato marino allo scopo di restituire i volumi originari delle singole
sezioni dello scafo. Infine, sostituendo la copertura metallica ormai scotta ed
arrugginita, dotandola – ma solo nella porzione poppiera dell’imbarcazione - di
pannelli vitrei che salvaguardino meglio dell’attuale rete metallica il S. Tommaso dalle intemperie e dalla
furia di Ponente.
Alla luce delle recentissime
offerte di collaborazione manifestate all’assessorato comunale al turismo tanto
dall’Istituto Nautico di Messina, quanto dalla sez. etnoantropologica della
Sovrintendenza, la rinascita del S. Tommaso potrebbe concretizzarsi in
tempi ragionevoli. Speriamo bene.
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