Giunge dopo ben 2 anni e 2 mesi
dalla presentazione dell’istanza dello scrivente (erroneamente nella nota che
si allega alla presente viene indicata come data di presentazione della
richiesta il 26 agosto 2013)
la risposta della Sovrintendenza di Messina in merito all’apposizione del
vincolo etnoantropologico per la tutela e la salvaguardia del borgo marinaro di
Vaccarella dall’avanzata indiscriminata dei porticcioli turistici e della
nautica da diporto.
La Sovrintendenza, in una nota
inviata allo scrivente e per conoscenza al sindaco Pino, nega decisamente
l’apposizione del vincolo, pur «ritenendosi comunque favorevole alla
salvaguardia ed integrità del sito». Mancherebbe, fra l’altro, «lo svolgimento
di una particolare attività di pesca che possa caratterizzare il sito o
identificare un’attività peculiare svolta dai pescatori»: probabilmente il
vincolo avrebbe avuto più fortuna se i vaccariddòti
avessero pescato il tonno bicefalo o il pescespada con due sciabole ovvero avessero vogato
a bordo di un mantello in luogo della barca, imitando il Santo di Paola a loro
tanto caro.
A nulla è valso ricordare che nel
borgo marinaro per antonomasia si svolgeva già in età classica la lavorazione
del pescato, come attestano le vasche, le anfore da trasporto, le vertebre di
tonno e gli altri reperti archeologici connessi alla pesca rinvenuti sotto i
tavolini del bar Washington o appena qualche mese fa nel palazzotto Lo Miglio
dirimpetto la chiesa di S. Maria Maggiore.
A nulla è valso ricordare che con
l’avanzata dell’ultimo porticciolo turistico scomparirà per sempre l’ultima “posta
di lacciara”, quella ubicata dirimpetto l’Asilo Infantile Calcagno, col
risultato paradossale che nel millenario rione dei pescatori d’ora in avanti non
sarà possibile pescare un solo pesce.
A nulla è valso ricordare la
meritoria iniziativa dell’Amministrazione comunale che proprio dirimpetto
all’istituendo porticciolo turistico intende adibire il neogotico Asilo
Calcagno a museo del mare e delle tradizioni marinare, collocando l’opera – il
cui progetto esecutivo risulta già munito di tutti i pareri (ivi incluso quello
della stessa Sovrintendenza) – al sesto posto dell’ordine di priorità generale
del Programma Triennale della OO.PP.
Salvatore Della Candelora smaglia una colorita dalla lacciara da posta
fissa dirimpetto l'Asilo Calcagno (22.09.2011): una scena che rischiamo
di non vedere più a Vaccarella, borgo marinaro in cui paradossalmente
non si potrà pescare più nemmeno un pesce.
A nulla è valso ricordare che nel
lungomare di Vaccarella, dove per secoli venne calata l’omonima tonnara, precisamente
nel breve tratto di spiaggia rimasto a disposizione dei pescatori dopo
l’istituzione dei pontili galleggianti, è possibile assistere, giorno dopo
giorno, a gesti antichi ed affascinanti (pescatori intenti a preparare “conzi”,
a cucire “battùgghi”, a «‘mbasàre lacciàre», etc.) intimamente legati alla
storia ed all’identità del luogo, gesti cui non mancano di soffermarsi
cittadini e turisti intenti a passeggiare nel borgo marinaro.
A nulla è valso ricordare che per
la salvaguardia dell’identità del borgo marinaro sono stati adottati alcuni
deliberati dal consiglio comunale, ivi incluso il Piano di Utilizzo del Demanio
Marittimo (PUDM) che ribadisce, dirimpetto l’Asilo Calcagno, l’antica vocazione
di rione di pescatori, piuttosto che di moderno quartiere della nautica da
diporto
A nulla è valso ricordare che il
borgo di Vaccarella è costituito non solo da barche, da reti e da pescatori, ma
anche da un insieme affascinante di tradizioni e beni immateriali che per la
loro storia e valore intrinseco non possono non meritare il vincolo
etnoantropologico.
A nulla è valso ricordare le
significative parole dell’on. Luciano Ordile, da sempre impegnato per la
salvaguardia dei beni etnoantropologici: «La Sicilia è stata una grande
antesignana nel riconoscimento e nella tutela dei beni immateriali: ne è una
dimostrazione la legge 116 del 1977. E nel resto d’Italia non esisteva nessuna
altra legge che si occupasse in questo modo dei beni qui trattati. Una delle prime
tradizioni vincolate come bene etnoantropologico dalla regione Sicilia è stata
la Vara di Messina; l’insieme di elementi (materiali e non) che la compongono
costituiscono un perfetto esempio di bene immateriale. Cosa c’è di più
tradizionale per i messinesi della processione della Vara? Una simile
manifestazione di cultura popolare potrebbe andare persa, un giorno, ma non se
è stata vincolata dalla regione come bene etnoantropologico. È la riscossa del
popolo, di tutti quei costumi e usi che un tempo ci avrebbero fatto vergognare,
e che ora vivono la loro rivincita nell’affermare la nostra identità di
siciliani».
A questo punto sarebbe opportuna una decisa presa di posizione delle forze politiche. A tal proposito,a parere dello scrivente, sarebbe necessario adeguare - qualora non lo fosse già - il Piano di Utilizzo del Demanio Marittimo, prevedendo il trasferimento della concessione rilasciata a Kabiria nel tratto compreso tra il Molo Marullo e piazza della Repubblica. Capisco che non è la soluzione ottimale, ma - prendendo atto delle scelte scellerate di chi ci ha preceduto - non vedo vie d'uscita per salvare le tradizioni ed il folklore di Vaccarella, tutelando nel contempo i diritti acquisiti del privato (Kabiria) che - non dimentichiamolo - risulta legittimamente titolare di concessione.
A questo punto sarebbe opportuna una decisa presa di posizione delle forze politiche. A tal proposito,a parere dello scrivente, sarebbe necessario adeguare - qualora non lo fosse già - il Piano di Utilizzo del Demanio Marittimo, prevedendo il trasferimento della concessione rilasciata a Kabiria nel tratto compreso tra il Molo Marullo e piazza della Repubblica. Capisco che non è la soluzione ottimale, ma - prendendo atto delle scelte scellerate di chi ci ha preceduto - non vedo vie d'uscita per salvare le tradizioni ed il folklore di Vaccarella, tutelando nel contempo i diritti acquisiti del privato (Kabiria) che - non dimentichiamolo - risulta legittimamente titolare di concessione.