martedì 18 marzo 2014

No della Sovrintendenza al vincolo entoantropologico di Vaccarella



Giunge dopo ben 2 anni e 2 mesi dalla presentazione dell’istanza dello scrivente (erroneamente nella nota che si allega alla presente viene indicata come data di presentazione della richiesta il 26 agosto 2013) la risposta della Sovrintendenza di Messina in merito all’apposizione del vincolo etnoantropologico per la tutela e la salvaguardia del borgo marinaro di Vaccarella dall’avanzata indiscriminata dei porticcioli turistici e della nautica da diporto.



La Sovrintendenza, in una nota inviata allo scrivente e per conoscenza al sindaco Pino, nega decisamente l’apposizione del vincolo, pur «ritenendosi comunque favorevole alla salvaguardia ed integrità del sito». Mancherebbe, fra l’altro, «lo svolgimento di una particolare attività di pesca che possa caratterizzare il sito o identificare un’attività peculiare svolta dai pescatori»: probabilmente il vincolo avrebbe avuto più fortuna se i vaccariddòti avessero pescato il tonno bicefalo o il pescespada con due sciabole ovvero avessero vogato a bordo di un mantello in luogo della barca, imitando il Santo di Paola a loro tanto caro. 


A nulla è valso ricordare che nel borgo marinaro per antonomasia si svolgeva già in età classica la lavorazione del pescato, come attestano le vasche, le anfore da trasporto, le vertebre di tonno e gli altri reperti archeologici connessi alla pesca rinvenuti sotto i tavolini del bar Washington o appena qualche mese fa nel palazzotto Lo Miglio dirimpetto la chiesa di S. Maria Maggiore.



A nulla è valso ricordare che con l’avanzata dell’ultimo porticciolo turistico scomparirà per sempre l’ultima “posta di lacciara”, quella ubicata dirimpetto l’Asilo Infantile Calcagno, col risultato paradossale che nel millenario rione dei pescatori d’ora in avanti non sarà possibile pescare un solo pesce. 


A nulla è valso ricordare la meritoria iniziativa dell’Amministrazione comunale che proprio dirimpetto all’istituendo porticciolo turistico intende adibire il neogotico Asilo Calcagno a museo del mare e delle tradizioni marinare, collocando l’opera – il cui progetto esecutivo risulta già munito di tutti i pareri (ivi incluso quello della stessa Sovrintendenza) – al sesto posto dell’ordine di priorità generale del Programma Triennale della OO.PP.

Salvatore Della Candelora smaglia una colorita dalla lacciara da posta fissa dirimpetto l'Asilo Calcagno (22.09.2011): una scena che rischiamo di non vedere più a Vaccarella, borgo marinaro in cui paradossalmente non si potrà pescare più nemmeno un pesce.

Salvatore Della Candelora smaglia una colorita dalla lacciara da posta fissa dirimpetto l'Asilo Calcagno (22.09.2011): una scena che rischiamo di non vedere più a Vaccarella, borgo marinaro in cui paradossalmente non si potrà pescare più nemmeno un pesce.
 

A nulla è valso ricordare che nel lungomare di Vaccarella, dove per secoli venne calata l’omonima tonnara, precisamente nel breve tratto di spiaggia rimasto a disposizione dei pescatori dopo l’istituzione dei pontili galleggianti, è possibile assistere, giorno dopo giorno, a gesti antichi ed affascinanti (pescatori intenti a preparare “conzi”, a cucire “battùgghi”, a «‘mbasàre lacciàre», etc.) intimamente legati alla storia ed all’identità del luogo, gesti cui non mancano di soffermarsi cittadini e turisti intenti a passeggiare nel borgo marinaro.



A nulla è valso ricordare che per la salvaguardia dell’identità del borgo marinaro sono stati adottati alcuni deliberati dal consiglio comunale, ivi incluso il Piano di Utilizzo del Demanio Marittimo (PUDM) che ribadisce, dirimpetto l’Asilo Calcagno, l’antica vocazione di rione di pescatori, piuttosto che di moderno quartiere della nautica da diporto



A nulla è valso ricordare che il borgo di Vaccarella è costituito non solo da barche, da reti e da pescatori, ma anche da un insieme affascinante di tradizioni e beni immateriali che per la loro storia e valore intrinseco non possono non meritare il vincolo etnoantropologico.



A nulla è valso ricordare le significative parole dell’on. Luciano Ordile, da sempre impegnato per la salvaguardia dei beni etnoantropologici: «La Sicilia è stata una grande antesignana nel riconoscimento e nella tutela dei beni immateriali: ne è una dimostrazione la legge 116 del 1977. E nel resto d’Italia non esisteva nessuna altra legge che si occupasse in questo modo dei beni qui trattati. Una delle prime tradizioni vincolate come bene etnoantropologico dalla regione Sicilia è stata la Vara di Messina; l’insieme di elementi (materiali e non) che la compongono costituiscono un perfetto esempio di bene immateriale. Cosa c’è di più tradizionale per i messinesi della processione della Vara? Una simile manifestazione di cultura popolare potrebbe andare persa, un giorno, ma non se è stata vincolata dalla regione come bene etnoantropologico. È la riscossa del popolo, di tutti quei costumi e usi che un tempo ci avrebbero fatto vergognare, e che ora vivono la loro rivincita nell’affermare la nostra identità di siciliani».

A questo punto sarebbe opportuna una decisa presa di posizione delle forze politiche. A tal proposito,a parere dello scrivente, sarebbe necessario adeguare - qualora non lo fosse già - il Piano di Utilizzo del Demanio Marittimo, prevedendo il trasferimento della concessione rilasciata a Kabiria nel tratto compreso tra il Molo Marullo e piazza della Repubblica. Capisco che non è la soluzione ottimale, ma - prendendo atto delle scelte scellerate di chi ci ha preceduto - non vedo vie d'uscita per salvare le tradizioni ed il folklore di Vaccarella, tutelando nel contempo i diritti acquisiti del privato (Kabiria) che - non dimentichiamolo - risulta legittimamente titolare di concessione.